Suoni dalla Sardegna. L’animo antico dei Canti a Tenores.

 

Continuiamo il nostro viaggio in sardegna alla scoperta delle sfumature affascinanti della nostra terra, che la rendono unica per noi che la abitiamo e per i viaggiatori che decidono di esplorarla.

Il nostro desiderio di una calligrafia di suoni, simboli favolosi ed evocativi, ci porta a raccontare di un canto particolare, di origini antiche, vibrante ed ipnotico.

Seguiteci e troverete presto interviste e racconti sui suoni della nostra amata terra.

Suoni dalla Sardegna. L’animo antico dei Canti a Tenores. di Giulia Madau

 

 

“Ci sono cose che per capirle serve tempo ed esperienza; e cose che quando uno ha esperienza non capisce più. Cose che per fortuna si dimenticano e cose che per fortuna si ricordano; e cose che si credono dimenticate e da vecchi all’improvviso ritornano alla mente”(Mialinu Pira)

 

Forte, vibrante, aspro e dolce insieme. Palpita nel cuore e nelle ossa di chi ascolta con sentimento e calorosa passione. È il Canto a Tenore della Sardegna, arte proveniente da un tempo lontano, antico come il legame tra uomo e natura.

Stile vocale di grande fascino, il Canto a Tenore è un elemento fondamentale e molto importante per la cultura isolana poichè rappresenta con intensa autenticità l’anima più profonda di un territorio e della sua gente.

Carico di storia, memoria e sentimento, esso è un canto corale appartenente alla tradizione locale, nato in Sardegna come espressione artistica e sociale del mondo agro-pastorale e trova la sua collocazione soprattutto nelle regioni storiche della Barbagia e del Marghine, territori da sempre basati su un’economia di questo tipo.

 

Ascoltiamo i Tenores di Bitti:

 

 

Il Canto a Tenore serviva, e in alcuni casi serve ancora, a scandire le giornate e i lavoro dei pastori, a festeggiare i momenti di ritrovo e unione della popolazione al rientro dai lunghi periodi di transumanza e a festeggiare i giorni della tosatura delle pecore, a solennizzare le feste religiose e paesane accompagnando con rispetto le celebrazioni e i riti sacri, come quelli della Settimana Santa.

Esso nasce dall’improvvisazione, dalla voglia di raccontare e comunicare, in modo poetico e in alcuni casi ironico, di politica, protesta, religione, di ciò che accade nella quotidianità, di amore e amicizia, della propria relazione con la terra.

Ogni zona e ogni paese possiede caratteristiche musicali proprie e un suo tipico repertorio composto da pezzi sacri e profani cantati con il proprio dialetto e la sua variante.

Secondo Michelangelo Pira di Bitti, professore di antropologia culturale dell’Università di Cagliari e figura che dà il nome al Coro del paese in cui nacque, era proprio la piazza la scuola del canto a tenore, una scuola impropria dove tutti possono continuamente imparare dagli altri e nessuno è maestro e insegnante.

In questi anni però le cose sono un po’ cambiate e la trasmissione del canto avviene solo in parte con le modalità della tradizione.

 

Ora vi sono gruppi di professionisti che fanno della loro passione un lavoro e che si esibiscono sui palchi delle feste, cantando melodie a volte tristi e serie come “su mutu” ma spesso allegre e vivaci come “su dillu” o il brano seguente:

 

 

Tuttavia, i Tenores continuano a essere un patrimonio unico costituito da quattro voci che riprendono il muggito del bue (su bassu), il belato della pecora (sa contra) e il rumore del vento (sa mesu ‘oghe), miscelate, in una sola melodia, dalla voce (sa oghe o s’oche) dei pastori.

Pastori che tantissimi anni fa, non si contano più ormai, crearono questo canto per raccontare e onorare il loro rapporto robusto e solido con l’ambiente circostante e con i preziosi animali la cui vita era intrinsecamente legata alla propria.

Le sue origini non si conoscono, ma secondo questo articolo, il Canto a Tenore “si è tramandato in Sardegna attraverso i secoli: la prima testimonianza è stata ritrovata in una zona nuragica della Barbagia e risale al VII secolo a.C.

Si tratta di un bronzetto che raffigura un cantore con una mano appoggiata sul mento e l’altra sull’orecchio con due dita che piegano la cartilagine, nella tipica postura”.

Il componimento che segue, si intitola “Su Patriotu sardu a sos feudatarios” ma sull’isola è più conosciuto col nome di “Barones sa Tirannia” o “Procurade Moderare”.

Fu pubblicato da Francesco Ignazio Mannu nel 1794, anno in cui la Sardegna (sotto il dominio dei piemontesi) fu scossa da una grande voglia di ribellione e da un moto popolare antifeudale.

Questa poesia, considerata da molti l’inno ufficiale dell’isola, racconta proprio quella voglia, racconta la stanchezza del popolo nei confronti dei potenti e dei baroni.

 

Essa si diffuse oralmente con grande rapidità e rappresenta una delle poesia più importanti della storia dell’isola, qui cantata magistralmente dai Tenores di Neoneli:

 

Qui il testo e la sua traduzione in italiano.

Come avete sentito, il Canto a Tenore è molto complesso. I cantori si dispongono in semi-cerchio e ognuno di essi intona, seguendo regole ben precise, la sua melodia secondo uno specifico schema.

La oche, unica delle quattro a cantare un testo verbale e poetico ,molto spesso tramandato proprio oralmente, può essere considerato un solista accompagnato da un coro costituito da tre parti vocali, le quali intonano gli accordi su delle sillabe molto varie e senza significato verbale.

 

Il suono del canto è definito da il bassu e la contra, le voci più gravi caratterizzate da una timbrica gutturale emessa dalla laringe e da tutto l’apparato fonatorio:

 

 

Qualche anno fa, l’Unesco ha proclamato il Canto a tenore dei pastori del centro della Sardegna Patrimonio Orale e Intangibile dell’Umanità, e in seguito a ciò è stata creata un’associazione che racchiude numerosi gruppi e cori e che continuamente riceve adesioni a testimonianza di quanto sia decisa la volontà di valorizzare e preservare quest’arte.

 

 

Diversi sono i cori che tutt’ora operano nell’isola e all’estero, ottenendo numerosi e importanti riconoscimenti e collaborazioni con artisti del calibro di Frank Zappa, Peter Gabriel, Francesco Guccini, Elio e le Storie Tese: Tenores di Orgosolo, di Orune, di Fonni il cui stile è molto legato alla tradizione di questi canti e i Tenores di Oniferi, di Bitti e di Neoneli da ammirare per la loro continua sperimentazione e ricerca delle melodie moderne.

di Giulia Madau

*Peter Gabriel fu talmente affascinato da questi canti, che se qualcuno glielo avesse chiesto avrebbe certamente affermato che nulla è come  la Sardegna.

One Comment on “Suoni dalla Sardegna. L’animo antico dei Canti a Tenores.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *