Scintille dal cuore della Sardegna.

 

“M’ammento su focu ’e bichinau…
E m’ammento sa cuntentesa ’e sos massajos e de tottu sos chi andaban a battire sa linna.”

 

La felicità evocata nei versi di Franceschino Satta è una buona introduzione per iniziare a  riscaldare il cuore di chi avrà la fortuna di partecipare ad un appuntamento consueto di Gennnaio nella nostra incredibile ed amata terra. Quello che arriva è infatti il week end dei fuochi di Sant antonio. Un fuoco che è storia e tradizione,  sacro e pagano, e soprattutto incontro e condivisione di emozioni e sapori .

Il 16 e 17 Gennaio saranno tantissimi i Comuni della Sardegna che ospiteranno i falò in onore di Sant’Antonio abate detto anche sant’Antonio il Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del Fuoco, Sant’Antonio del Deserto, sant’Antonio l’Anacoreta .

Fuochi  realizzati soprattutto con enormi tronchi di quercia cavi, ed arbusti di rosmarino a piramide, detti “tuvas” e scelti con attenzione dal giorno prima. Una manifestazione che la la Regione Sardegna ha voluto indentificare come Scintille dal cuore (Schintziddas dae su coro) per esaltare quella che è solo una delle tante esperienze, suggestive ed emozionanti,  da vivere durante l’inverno sardo.

Un investimento di risorse e professionalità dopo il sucesso delle manisfestazioni di Capodanno, per far conoscere e promuovere il cuore della nostra isola, che si offre ai visitatori ed ai viaggiatori  a partire da questi magici fuochi, proseguendo con il Carnevale Sardegna fino ai riti della Settimana Santa .

Si tratta della seconda parte delle iniziative di promozione per delle  Vacanze in Sardegna inconsuete ed invernali e che vanno sotto il nome “L’Isola che Danza”: contenitore di quattro eventi (dal Capodanno alla Festa dei Fuochi, dal Carnevale alla Settimana Santa). L’iniziativa e’ sostenuta dalla Regione Sardegna con 700 mila euro che serviranno anche per manifestazioni come i Carnevali.

Sono al momento ben 65 i comuni della Sardegna che accenderanno il proprio fuoco in onore di Sant’Antonio (ma probabilmente saranno molti di più), partendo dalle porte di Cagliari (Ballao) e Sassari ( Florinas), per avere la sua massima concentrazione tra le province di Oristano (Abbasanta, Aidomaggiore, Ardauli, Assolo, Arborea, Bosa, Boroneddu, Busachi, Fordongianus, Ghilarza, Laconi,  Montresta – anche Sag ra della Salsiccia, Morgongiori, Norbello, Nughedu S. Vittoria, Ollastra, Paulilatino, Samugheo, Scano Montiferro, Sedilo, Tresnuraghes, Ula Tirso), Nuoro (ad Aritzo, Dorgali, Lodé, Macomer con 3 “tuvas” a Santa Maria, Scalarba e davanti alla chiesetta di Santa Croce, Nuoro, Oliena, Orosei, Ottana, Silanus, Torpé) e Ogliastra (Gairo – anche Sagra del Cinghiale, Capretto e Agnello).

Scintille dal cuore quindi,  perchè la visione affascinante delle fiamme nella notte ben  si sposa con il calore delle persone nella partecipazione ad un rito che è pagano e sacro allo stesso tempo, nella speranza che ad essere  riscaldati non siano soltanto  i corpi ma soprattutto l’ anima.

Sono tante le leggende in tutta Italia ed in Sardegna sul Santo anacoreta, che avrebbe, secondo alcune credenze,  sottratto grazie ad  un espediente un po di fuoco dall’inferno per regalarlo agli uomini che non lo possedevano. Un culto pagano di probabile origine greca,  poi ripreso  in epoca cristiana e dedicato a quello che in Sardegna veniva considerato un Santo guaritore  molto amato, ed il patrono della pastoriza e dell’agricoltura.

Le persone provvedono nei giorni precedenti il fuoco alla raccolta delle frasche, preparazione ad un  momento di incontro dalle funzioni apotropaiche, di allontanamento dei mali, anche tramite la preghiera, che recitata con tre giri in senso orario ed altri tre in senso opposto intorno alle fiamme,  purifica i credenti  ed allo stesso tempo li proietta fiduciosi nel futuro.
Intorno al fuoco purificatore, benedetto dal parrocco, si riunisce tutta la colletività, religiosi o meno, e si guardano le fiamme incantatrici, si sta insieme con gioia.

Si possono condividere i sapori tipici di questi fuochi, come il tradizionale dolce “pistiddu “, o le fave e lardo, ed un pasto  a base di carne di maiale o pecora, patate, cipolle e cavoli offerto a tutti i presenti accompaganto da un buon bicchiere di vino rosso. Felicità, incontro, condivisione, tradizione, suggestione e raccoglimento in riflessione o preghiera. Un evento da non perdere per chi volesse prenotare uno dei tanti Hotel Sardegna nei luoghi interessati dalla manifestazione.

 

“Su focu durabat pro battor dies. Sos pizzinnos lu badiaban a didie; sos anzianos finzas a notte manna.
Pro cantu durabat su focu, durabat cussu sensu d’affettu sinzeru, ammesturau de pagana e relizosa credenzia, chi in sas dommos s’isperghiat che donu divinu.!
versi da Su focu ’e Sant’Antoni di Franceschino Satta

 

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