Passeggiando tra i quartieri più antichi di Cagliari.

Durante le vostre vacanze in Sardegna vi suggeriamo una tappa nella bellissima Cagliari, qualunque sia il periodo dell’anno in cui decidete di visitare l’isola…e vi spieghiamo nelle prossime righe il perchè. Città dalle origini molto antiche, già fondata dai Fenici nel VIII secolo, Cagliari è considerata la più importante della Sardegna perché ha costituito, da sempre, un punti per concludere importanti affari politici ed economici per tutte le popolazioni che hanno abitato l’isola: dai Punici ai Romani, dai Vandali ai Bizantini, e poi Pisani, Aragonesi e infine i Piemontesi. Oggi il centro oltre ad essere Capoluogo della regione si presenta agli occhi del visitatore molto ricco di storia e di tesori da scoprire: visitare i quartieri di Marina, Villanova e Stampace significa perdersi in un dedalo di viuzze strette e di palazzi antichi risalenti alle varie epoche dei secoli scorsi, e molte di queste strade risalgono tutte verso Castello, il quartiere più antico, circondato dalle cinta murarie dei Bastioni. Il colle dove sorge l’antico quartiere venne edificato a partire dal 1217, anno in cui Benedetta de Lacon-Massa, giudicessa di Cagliari, diede in dote a Lamberto Visconti il Castrum Calaris. Così la città divenne una sorta di periferia della Repubblica Marinara di Pisa e, successivamente, finì per ospitare istituzioni importanti quali la sede vescovile. Castello ha mantenuto una struttura urbana tipica delle città toscane: infatti si snoda in tre vie parallele: la “ruga mercatorum”, oggi denominata via La Marmora; la “ruga marinariorum”, via Canelles; la “ruga fabrorum”, via Martini, connesse da traverse. Nel XIV secolo furono rinforzate le cinta murarie per proteggere la città, con conci di pietra di Bonaria e vennero costruite la torre di San Pancrazio(risale al 1305), la torre dell’Elefante (1307), la torre dell’Aquila, oggi è incorporata nel palazzo Boyl. Nel XIX secolo le mura non erano più un elemento di difesa di Cagliari ma divennero un elemento che la caratterizzava sin dall’ingresso nel porto; il bastione di S. Remy fu sostituito dalla terrazza Umberto I. Da lassù ogni sera è possibile godere di un panorama bellissimo che abbraccia la città, lo stagno di Molentargius, oasi naturalistica abitata dai fenicotteri rosa, la zona del porto trafficata da navi provenienti dal Mediterraneo.

Sempre dentro le mura si trova la Cittadella dei Musei, l’antico Regio Arsenale che ospita il Museo Archeologico Nazionale, ricco di reperti provenienti da tutta l’isola, la Pinacoteca Nazionale, il Museo di Arte Siamese “S. Cardu” ed il Museo delle Cere Anatomiche “C. Susini”.

Potrete proseguire la vostra visita nella Cagliari antica, uscendo dalla torre di San Pancrazio, e passeggiare per le stradine di Villanova, vecchio quartiere contadino fatto di casette basse in cui inaspettatamente si conservano giardini o orti. Alle sue spalle si incontra viale Regina Elena, una lunga ed elegante passeggiata con vista panoramica sulla spiaggia del Poetto, sullo stagno di Molentargius e sull’arco orientale del Golfo degli Angeli. Qui ogni anno è possibile assistere agli antichissimi riti della Settimana Santa, di provenienza spagnola. Da non perdere la visita alla chiesa di S. Giacomo, primo esempio di architettura gotico-catalana in Sardegna, al quale si affiancano gli oratori delle Anime e del Crocefisso, con i loro preziosi arredi lignei e marmorei. Tra Marina dal largo Carlo Felice, si trova un altro quartiere antico, Stampace, che conserva i culti più sentiti. La chiesa di S. Anna, che si trova nel mezzo del quale cui fondamenta risalgono al 1263.

Nel Corso Garibaldi, la via più importante di questo quartiere, ma così come in zona Marina e Stampace, si trovano rigattieri che vendono pezzi di antiquariato, ristoranti di cucina tipica, e, piccola curiosità, nel mese di novembre, sulla soglia delle casette che si incontrano, simpatiche signore o ragazzi urlanti vendono granchi di mare vivi. In direzione del mare, nacque Marina, quartiere destinato, in origine, ad ospitare le case dei pescatori del paese. Le stradine formano in questa zona una griglia di vie parallele e perpendicolari rispetto all’adiacente via Roma, un viale lungo che accoglie chiunque arriva dal mare, con i suoi portici ed i suoi palazzi di inizio ‘900. Il largo Carlo Felice taglia in modo perpendicolare via Roma salendo verso piazza Yenne, ritrovo dei cagliaritani; nei pressi è possibile visitare una delle più estese necropoli romane imperiali dell’Isola (verso viale Fra Ignazio, sopra il corso Garibaldi adiacente alla piazza, è possibile visitare l’anfiteatro romano. All’interno di Marina si trovano dei monumenti architettura molto importanti, esempio ne è la chiesa gotico- catalana di S. Eulalia, da cui è emerso un’ area archeologica romano-imperiale. Non lontano dalla chiesa si trova il Museo del Tesoro di S. Eulalia. Sempre nei pressi è possibile visitare anche la chiesa di S. Michele in stile barocco, e poi le piccole chiese di S. Efisio e di S. Restituta. Alla prima è legata la storia del santo più importante della città. Ciascuna di esse custodisce sotto la costruzione una cripta, nata come cava di tufo e poi divenuta nel corso dei secoli cisterna e infine luogo di culto. A questo punto della vostra gita nei quartieri più antichi della cittadina sarda sarete stanchi e magari affamati; il nostro consiglio è di fermarvi a mangiare in uno dei tanti ristorantini che si incontrano in zona di Marina, i piatti tipici che vi saranno proposti saranno ovviamente a base di pesce freschissimo e frutti di mare; davvero qui più che in qualsiasi altro luogo, è possibile assaporare gustose ricette tramandate di generazione in generazione; un esempio per tutti è la Burrida, un piatto fatto con il gattuccio di mare (un pesciolino appartenente alla famiglia degli squali) bollito ed insaporito con una salsa a base di noci, aglio, olio, aceto e spezie. Ecco per voi gli ingredienti e la ricetta: un chilo di Gattucci; 25 Noci; una testina d’aglio; una cipolla; olio extravergine d’oliva, aceto, alloro. Ripulite i gattucci dalle interiora, senza buttare il fegato; togliete la pelle e testa; tagliate il pesce in parti di media grandezza e lessateli in acqua salata, aceto e alloro per circa cinque minuti, poi scolateli. Tagliate cipolla e aglio e noci a tocchetti grandi e tritate tutti in un frullatore, rosolate qualche minutino il tutto in tegame con l’olio extravergine, attenti alla cipolla che deve esser bianca, aggiungete le parti del fegato dei gattucci che avrete nel frattempo schiacciato…a questo punto dovreste aver ottenuto un composto cremoso con pezzettini di noci. Mescolate tutto, aggiungete l’aceto e fate bollire per un po’ finchè l’aceto non è evaportato. In un piatto largo, fate giacere  i gattucci in tocchetti che coprirete con la salsa bollente. Fate insaporire il piatto senza girarlo per un bel po’ di ore. Poi girate tutto il composto e lasciatelo macerare circa 24 ore. Pensate che questo piatto anticamente era considerato il piatto dei pescatori, del popolo, mentre oggi appartiene ad una cucina prelibata e di qualità degna di esser presente nelle tavole che contano…Dopo che avrete assaggiato la burrida, se magari siete capitati a Cagliari nel periodo di Carnevale, troverete in molte panetterie e diversi locali, le zippole sarde, dolci frittelle gialle ricoperte di zucchero, insaporite con lo zafferano. Se invece vi capita di conoscere questa città nei mesi estivi non perdete una gita lungo la spiaggia del Poetto, che alla sera regala scenari naturali di grande effetto e suggestione.

E tantissimi Hotel della Sardegna in cui soggiornare 🙂

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